Nelle ultime settimane la cannabis light è al centro degli interessi del governo che, dopo aver annunciato una stretta fiscale ed una serie di divieti, ha deciso di rimandare il tutto ad un secondo momento, poiché la parte più strettamente fiscale non si allineerebbe con la riforma fiscale in atto. Quindi, il tutto sarà ridiscusso in occasione di un altro momento legislativo, ritenuto più idoneo al tema.
Quali sarebbero state le nuove misure previste dal governo Meloni?
Per quanto riguarda la parte fiscale, era prevista l’istituzione di un regime di tassazione delle parti della canapa coltivata utilizzata nei prodotti da fumo o da inalazione pari a quello in vigore per i prodotti da fumo o da inalazione e quindi a quello delle sigarette; una stretta anche per la commercializzazione che andrebbe gestita dall’Agenzia delle Dogane e permessa solo alle rivendite di generi di monopolio o a punti di vendita specializzati in possesso di patentino per la vendita di generi di monopolio. Vietata quindi la vendita online e attraverso distributori automatici. A seguire, tutta una serie di divieti: quali il divieto di attività pubblicitarie e promozionali, il divieto di fumare cannabis nei luoghi chiusi e in alcuni luoghi all’aperto, quali scuole, ospedali.
Le associazioni della filiera avevano presentato ricorso al Tar del Lazio che, a distanza di un anno, ha accolto il ricorso facendo riferimento anche al Consiglio di Stato francese che recentemente ha stabilito il principio che un divieto generale e assoluto della commercializzazione di foglie e fiori di cannabis con un tenore di THC inferiore ai limiti di legge non è giustificato dai rischi per la salute pubblica.
Sicuramente le associazioni della filiera prenderanno posizione anche contro le nuove misure che, tra l’altro, sono in antitesi con quanto accade in altri Paesi europei, dove le restrizioni nei confronti della canapa si allentano sempre di più.