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Coca-Cola HBC Italia. Chiusura Campogalliano e licenziamenti

01-08-2014 – Ieri otto ore di sciopero davanti alla sede di Assolombarda a Milano hanno segnato il percorso che Coca-Cola ha compiuto  in Italia negli ultimi tre anni, anni in cui circa 1.000 dipendenti hanno perso il posto di lavoro.
L’ultimo atto dei tagli al personale compiuti nelle strutture italiane si è verificato il 16 luglio, quando l’Azienda ha annunciato il licenziamento di 249 unità a cui si sono sommate quelle in esubero, a seguito della chiusura dello stabilimento di Campogalliano in provincia di Modena.
Le organizzazioni sindacali hanno mal digerito l’azione, considerata quasi un tradimento, dal momento che nella stessa giornata del 16 luglio era stato sottoscritto il rinnovo dell’accordo integrativo per il triennio 2014-2016, in cui l’Azienda oltre a confermare il premio annuale, affermava la propria intenzione di mantenere integra l’occupazione nel nostro Paese. Una nota importante, proprio perché preceduta dai licenziamenti degli ultimi due anni, che non lasciava immaginare quello che poi è accaduto nel giro di poche ore.
Secondo Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, Coca-Cola non avrebbe alcun interesse a mantenere la produzione in Italia, dal momento che può garantire gli approvvigionamenti al nostro mercato attraverso la produzione in altri Paesi in cui la forza lavoro ha costi minori. Prova ne è lo spostamento delle attività amministrative dall’Italia alla Bulgaria.
I tentativi delle rappresentanze sindacali di addivenire ad un accordo con la direzione che scongiuri la mobilità e spinga a mettere in campo investimenti e strategie che possano portare ad una ristrutturazione delle filiali italiane e garantire l’occupazione non hanno portato ad alcun risultato, se non alla proclamazione dello sciopero di ieri 31 luglio.

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