È ormai voce comune: ci dobbiamo preparare ad un autunno caldo per il previsto ulteriore aumento del prezzo dell’energia, a meno che il governo riesca a mettere un freno alla soglia dei rincari. Ma se pur così fosse, non si potrà nel breve tornare indietro e fermare il fenomeno delle “bollette impazzite” che stanno fermando tante aziende e costringendo alcune a chiudere.
Il caro energia si è abbattuto prepotentemente sul mondo del Beverage con aumenti di prezzo che vanno dal +11% per l’acqua minerale al +10,5% per i succhi di frutta fino al +7% delle bibite gassate, queste ultime sotto pressione per gli elevati costi di estrazione dell’anidride carbonica ad uso alimentare.
Il quadro emerge dall’analisi della Coldiretti sugli ultimi dati Istat relativi all’inflazione, dove si evidenzia che forti aumenti dei costi di produzione si registrano anche per le bevande alcoliche più diffuse, dalla birra al vino.
Una situazione che è destinata ad esplodere in autunno con un prevedibile balzo dei listini di vendita che riguarda l’intera filiera agroalimentare che dai campi alla tavola vale 575 miliardi di euro, quasi un quarto del Pil nazionale, e vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio.
Il comparto alimentare richiede – continua la Coldiretti – ingenti quantità di energia, soprattutto calore ed energia elettrica, per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti di origine animale e vegetale, il funzionamento delle macchine e la climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro. Si tratta di una bolletta energetica pesante, sebbene nel tempo si sia verificato un contenimento dei consumi energetici grazie alle nuove tecniche e all’impegno degli agricoltori per la maggiore sostenibilità delle produzioni, anche con l’adozione di tecnologie 4.0 per ottimizzare l’impiego dei fattori della produzione.