Il regolamento sugli imballaggi approvato il 24 ottobre dalla Commissione Ambiente del Parlamento Europeo contiene norme profondamente inadeguate rispetto al contesto economico e sociale del nostro Paese che rischiano, in assenza di modifiche significative, di travolgere interi settori del made in Italy.
Così si legge in una nota di Confcommercio – Imprese per l’Italia, diffusa a margine del voto in commissione. A subire i danni peggiori, prosegue la nota, sarebbero, però, tutti gli utilizzatori di imballaggi ed, in particolare, le imprese della filiera alimentare, la piccola, la media e la grande distribuzione organizzata, gli operatori della ristorazione, del vending, dell’intrattenimento e del turismo, e molti altri comparti fra essi strettamente interconnessi.
Introdurre il divieto di utilizzo di determinati imballaggi (ad esempio, per cibo venduto in piccole quantità, come nel caso del monouso distribuito al dettaglio) non solo contrasta con le regole di protezione e conservazione degli alimenti e di tutela della salute del consumatore, ma genererebbe anche un maggior inquinamento ambientale dovuto al trasporto di ritorno degli imballaggi dopo il loro uso, nonché al lavaggio e all’asciugatura, che impiegano più energia, più acqua e più risorse di quelle necessarie per la produzione e l’utilizzo di imballaggi monouso.
Fortemente critica la posizione di Confcommercio anche in relazione alla prevista introduzione di un sistema obbligatorio di cauzionamento.
“L’introduzione di questo sistema per il riciclo in Italia” – si legge nella nota – “è poco utile, perché esiste già un circuito efficace di raccolta differenziata e di valorizzazione degli imballaggi; è economicamente dannoso, perché determinerebbe una duplicazione di costi economici e ambientali, in quanto si andrebbe ad affiancare, senza sostituirsi, alle raccolte differenziate tradizionali; è difficilmente realizzabile, perché verrebbero introdotti gravi problemi di carattere logistico ed organizzativo per le imprese non strutturate al fine di gestire tutti gli adempimenti che il sistema necessariamente richiede”.
“Un sistema di cauzionamento”, secondo Confcommercio, “dovrebbe semmai essere adottato su base volontaria. Gli esercizi commerciali, ad esempio, devono poter rifiutare un contenitore fornito da un cliente se lo ritengono non igienico o inadatto al cibo o alla bevanda venduti. La salute e la sicurezza alimentare dei clienti e del personale non devono in alcun modo essere compromesse rispetto ad altri principi e devono costituire la massima priorità, in linea con la legislazione alimentare della UE”.
Auspica quindi Confcommercio che il Parlamento europeo, nel voto di fine novembre, possa tener conto anche delle ragioni delle imprese.