Il suddetto Documento prevede il blocco per 3 anni delle nuove aperture di negozi automatici h24 nel centro storico, il divieto – per i distributori automatici già presenti – di vendere alcolici (fuori dal centro storico, invece, la vendita degli alcolici sarà vietata dalle 22 alle 6) e l’obbligo per i gestori di dotare le strutture di personale a presidio o di
porte d’accesso per evitare che diventino luoghi di bivacco.
Il provvedimento è giudicato da CONFIDA vessatorio ed estremamente penalizzante per i negozi automatici h 24: il Piano del Commercio del Comune di Lecce non tiene infatti minimamente conto delle peculiarità del settore proponendo soluzioni inapplicabili che mettono a rischio imprese che operano sul territorio già fortemente colpite da due anni di restrizioni legate alla pandemia da Covid-19.
“Per quanto riguarda la vendita degli alcolici– afferma Michele Adt Direttore di Confida – la materia è già ampiamente regolamentata dalle legislazioni nazionale e regionale che già consente la vendita di bevande alcoliche esclusivamente attraverso i distributori automatici che rilevino i dati anagrafici dell’utilizzatore mediante sistemi di lettura ottica dei documenti, con divieto nella fascia oraria dalle ore 24,00 fino alle ore 7,00 del giorno successivo. Gli altri provvedimenti – continua Adt -, in particolare l’obbligo di dotare i negozi h24 di personale di presidio e porte d’accesso, dimostrano come le istituzioni locali non abbiano compreso in maniera corretta le modalità organizzative del settore e per questo limitano la fruibilità dei negozi h24 mettendo a rischio imprese del territorio che danno lavoro a molte persone”.
“In 10 anni di presenza dei nostri self store h24 nella città di Lecce – gli fa eco Cesare Spinelli Amministratore Unico di Spinel Caffè srl e coordinatore della commissione nazionale negozi automatici di Confida – non sono stati registrati atti che abbiano avuto impatti significativi sull’ordine e sulla sicurezza pubblica, non ci risultano nemmeno specifiche lamentele dei residenti. Non comprendiamo le motivazioni di questo accanimento con provvedimenti sproporzionati rispetto ai pericoli che si intendono arginare ed ai benefici che si prevedono di ottenere. Si penalizza invece un comparto che nulla ha a che fare con il degrado dell’ambiente e del decoro urbano, e men che mai con il bivacco e disturbo della quiete pubblica. Pregiudizi e non conoscenza hanno indirizzato queste decisioni politiche che limitano la libertà di impresa”.