Mentre i Carabinieri dei NAS indagano alla ricerca del paziente n° 1, cresce il numero dei contagiati collegati al focolaio epidemico da COVID-19 esploso presso il San Raffaele Pisana, istituto di riabilitazione neuromotoria privata, che si trova nella periferia Ovest di Roma.
Secondo alcuni media, come affaritaliani.it, il “luogo” del contagio sarebbe stata l’area ristoro dei distributori automatici dove i tecnici RAI sono soliti incontrarsi per una pausa; da lì si sarebbe propagato nella sala regia frequentata da centinaia di tecnici, alcuni dei quali ora in isolamento.
L’azienda ha immediatamente disposto l’esecuzione dei test sierologici su 110 dipendenti, i cui risultati sono arrivati nella tarda mattinata di ieri 15 giugno: tutti negativi.
È probabile che il tecnico contagiato proveniente dal San Raffaele abbia potuto portare il virus all’interno della sede RAI, ma titolare un articolo “Coronavirus, 5 positivi in Rai a Roma. Il contagio al distributore di caffè” è quanto meno fuorviante.
Il lettore viene automaticamente portato a pensare che la causa e la colpa siano “il distributore automatico” e non il fatto che, con ogni probabilità, i colleghi non abbiano rispettato le poche semplici regole che l’associazione CONFIDA e gli operatori del Vending raccomandano: rispettare le distanze, non assembrarsi al distributore dopo aver prelevato la consumazione, usare il gel igienizzante, usare la mascherina, visto che si è in un luogo chiuso.
Per un settore fortemente penalizzato dall’epidemia, che cerca faticosamente di recuperare terreno un’espressione in qualche modo equivoca costituisce un ulteriore colpo.
Che dire allora della sala regia frequentata da centinaia di tecnici?