Dopo il dispenser automatico di ostie è la volta di quello dedicato all’erogazione di acqua santa: in questo modo la Chiesa cerca di rispondere alle problematiche legate all’epidemia da COVID-19 per garantire ai fedeli i parametri di igiene e, allo stesso tempo, non privarli di rituali legati alle funzioni religiose.
A suggerire questa soluzione è stata la moglie di un costruttore di dispenser senza contatto destinati alla ristorazione, ovvero quei piccoli distributori da banco che erogano salse come senape, maionese e ketchup utilizzati soprattutto nei pub e negli snack bar.
Da qui è nato un distributore in acciaio a pedale che, ad ogni tocco, eroga una goccia di acqua santa prelevandola, attraverso una pompa, da una tanichetta da 5 litri.
La Baviera è la regione della Germania in cui questo tipo di dispenser è più diffuso, ma sembra destinato ad avere successo e a continuare a svolgere il suo compito anche quando l’epidemia sarà finita.
Secondo uno studio, infatti, le acquasantiere tradizionali sono un ricettacolo di germi e batteri che superano per quantità i limiti imposti dalla legislazione tedesca: le analisi dell’acqua santa eseguite su 54 campioni provenienti da alcune chiese della cittadina di Villingen-Schwenningen e dell’area circostante hanno dimostrato che il contenuto di agenti patogeni oscilla tra i 1.500 e i 21.000 germi per millilitro, contro un limite massimo imposto dalla legge di 100 germi batterici per millilitro.
Sembra che anche in Italia le chiese stiano cominciando ad utilizzare questa soluzione poco legata alla tradizione ma sicuramente più igienica per i fedeli.
Ne è un esempio la chiesa Collegiata di Lugo, in Romagna, dove don Leo ha installato un piccolo dispenser di acqua santa all’ingresso che, insieme a mascherine, distanziamento, erogatori di gel per le mani, garantisce ai fedeli una partecipazione alle funzioni in totale sicurezza. E per i trasgressori o i distratti don Leo ha messo in atto un rigido servizio di controllo espletato da steward volontari.