15-11-2016 – Mentre il ramo vending della Philips Saeco ha iniziato un nuovo percorso dopo la recente acquisizione da parte della N&W, è sempre più incerta la situazione degli oltre 230 dipendenti in cassa integrazione a zero ore, provenienti dal comparto addetto alla produzione di macchine per il caffè ad uso domestico.
Da oggi per loro parte la mobilità, che li obbligherà a cercare una nuova occupazione in un territorio già duramente colpito dalla crisi e nel quale è impossibile trovare sbocchi in analoghe mansioni.
Per molti, inoltre, l’età rappresenta un handicap e le sole strade praticabili sarebbero un lavoro in proprio o spostarsi per cercare un’alternativa fuori regione, o addirittura fuori nazione.
Per chi ha famiglia, la seconda soluzione è molto difficilmente praticabile, soprattutto se accompagnata da limiti d’età o dalla mancanza di particolari specializzazioni.
Molte attese erano riposte negli accordi sottoscritti a Roma il 4 febbraio scorso presso il Ministero dello Sviluppo Economico, secondo i quali sarebbe stato avviato un programma di reinserimento con corsi di formazione specifici per gli ex dipendenti Saeco.
A quanto pare nessun programma in questo senso è ancora partito, né si prevede che accada a breve.
È necessario ora che lo stabilimento venga svuotato e che il piano di reindustrializzazione del sito produttivo previsto dalla proprietà possa partire. Un piano nel quale i lavoratori usciti non volontariamente dall’azienda possano trovare la possibilità di un ricollocamento nel mondo del lavoro, senza dover lasciare il proprio paese.
Seppur ottimisticamente ciò fosse previsto, i tempi saranno indubbiamente lunghi e certamente chi ha necessità di una fonte di guadagno immediato non potrà attendere.