17-06-2019 – È ormai un’onda che sta investendo tutti: non solo ministeri e comuni, ma anche le grandi aziende dicono no alla plastica, coinvolgendo management e dipendenti e chiedendo loro di diffondere il Verbo.
Che la riduzione dell’uso di prodotti e packaging in plastica sia una cosa buona e giusta è un principio inattaccabile, ma diventa un delirio quando lo si fa in maniera irragionevole e senza che vi sia una base legislativa che giustifichi l’urgenza delle manovre che tanti stanno mettendo in campo.
E, come al solito, la prima pietra viene scagliata contro i monouso e i distributori automatici.
Quali sono queste grandi aziende? Tre esempi bastano a far comprendere la portata del fenomeno.
Per favorire l’abbandono della plastica ogni dipendente viene dotato di una borraccia a cui seguirà la graduale sostituzione, in tutte le sedi del Gruppo presenti sul territorio, degli oggetti in plastica monouso con materiali riciclabili o biodegradabili come carta e alluminio. Il processo avviato da Enel verrà esteso anche ai propri fornitori attraverso l’eliminazione dell’utilizzo della plastica monouso per gli imballaggi, avendo come unico obiettivo di essere ‘plastic free’.
Apprezzabile il fatto che l’azienda abbia cominciato ad eliminare la plastica che costituisce il packaging dei suoi apparecchi, che dal 1 aprile sono diventati tutti plastic free, ma poi ha deciso di estendere il progetto a tutte le sue attività: dalle bottiglie di plastica ai materiali usati nei set e negli studi, fino a coinvolgere dipendenti e fornitori. Già un anno fa ai 4800 dipendenti di Milano, Roma e Cagliari sono state distribuite borracce riutilizzabili e le bottiglie sono state rimpiazzate da distributori di acqua in ufficio, mentre si è lavorato con la società di gestione dei distributori automatici per ripensare il bicchierino e la paletta del caffè, cercando il giusto peso e dimensione. Infine, tutti i fornitori sono stati invitati a trovare delle alternative, perché se vogliono lavorare con Sky, devono adeguarsi al progetto.
“Non c’è più tempo da perdere, l’era della plastica è terminata. Dobbiamo passare a materiali alternativi e dobbiamo iniziare subito. Eliminiamo dalle macchinette automatiche tutti gli snack avvolti dalla plastica e le bottiglie. Sostituiamo bicchierini e palette con alternative compostabili“, si legge nell’appello lanciato su Facebook. “Scegliamo aziende che lavorino con un packaging biodegradabile. Per l’acqua: installiamo bolle di vetro con bicchieri di carta. Assicuriamoci inoltre che la plastica e la carta raccolte nelle redazioni non vengano inserite nei rifiuti indifferenziati, come purtroppo accade spesso, ma riciclate correttamente“.
Sembrerebbe che la RAI sia propensa ad accogliere l’invito.
Niente da dire sullo scopo ultimo di queste iniziative e lodevole l’impegno di SKY di sostenere con fondi la ricerca su materiali sostenibili, ma si legge tra le righe una sorta di rabbia, un’impulsività che non porta a ragionare sulle conseguenze di determinate scelte che, per quanto giuste, comportano inevitabili conseguenze sul mondo delle plastiche, sull’industria che le lavora, sui produttori di distributori automatici, boccioni d’acqua, e in più in generale sul mondo del food & beverage, al quale non viene ormai più concesso tempo.