“La pandemia da Covid-19 ha portato a un cambiamento di abitudini, visibile tutt’oggi, che ha spostato il consumo di caffè dal bar, verso la casa“.
E i dati sembrano confermare le parole di Andrea Doglioni Majer, presidente Ucimac, l’associazione federata Assofoodtec/Anima Confindustria che rappresenta i costruttori delle macchine per caffè
“Se, da un lato – prosegue Doglioni Majer – le vendite di macchine professionali non sono aumentate rispetto al 2019, quest’anno abbiamo sicuramente incrementato la distribuzione di apparecchi rivolti al mercato domestico. Le previsioni dell’Ufficio studi Anima per il 2021 stimano una ripresa del settore, purtroppo non ancora sufficiente a recuperare le perdite subite durante il 2020 a causa delle continue chiusure di hotel, bar e ristoranti“.
Una delle industrie più colpite dalla pandemia è stata, infatti, quella del consumo “out-of-home”. “Come Ucimac, rappresentando i costruttori di macchine da caffè, siamo al centro dell’equipment del consumo fuori casa. Dopo un 2020 disastroso, che ha segnato -23% rispetto al 2019 per tutto il comparto, ci stiamo quindi concentrando su prodotti utilizzabili in casa, dove riscontriamo un maggior interesse“.
Tema che è stato trattato durante l’evento tenutosi a HostMilano “Il nuovo normale dell’industria del caffè”, a cura di Ucimac all’interno della Food-Technology Lounge Anima.
Michele Cannone, Lavazza global brand Director away from home e relatore dell’evento, esprime il punto di vista dei produttori di caffè. “Il nostro comparto sta vivendo un periodo di transizione legato al covid: il mercato del caffè si sta evolvendo, soprattutto dal punto di vista del consumatore. Ora è necessario leggere come la pandemia ha cambiato le abitudini, con un impatto anche sui costruttori di macchine professionali“.
“Per l’industria del caffè in generale – interviene il presidente Andrea Doglioni Majer – esiste un ‘prima’ e un ‘dopo’ determinato dal coronavirus. Dal mio punto di vista, i trend che già sussistevano nel mercato sono stati accelerati. Ora risulta necessario condividere una nuova visione del mercato, sia con attori di industrie contigue – come la torrefazione – sia con i fabbricanti stranieri di macchine per caffè. Oggi si sono creati dei comparti socio-economici, con trend diversi. L’aumento del consumo di caffè a casa ha spostato la produzione di macchine dal professionale Horeca a macchine più piccole, con alcune eccezioni come il mercato Cinese. A seconda della risposta dei diversi stati alla pandemia, i mercati hanno reagito diversamente con un risultato a macchia di leopardo“.
L’industria delle macchine da caffè professionali rappresenta infatti tecnologie complesse, supportate da una lunga filiera altamente specializzata, sia locale (circa il 60% italiana) che straniera. Le macchine più moderne constano di circa 800 pezzi, di cui almeno due o tre microprocessori, attualmente molto difficili da reperire.
“Molte aziende del settore – prosegue Doglioni Majer – hanno quindi dovuto aumentare di vari punti percentuali i prezzi dei listini di vendita. Per fortuna, il mercato ha risposto positivamente, dal momento che gli ordini non si sono fermati“.