Secondo uno studio condotto da EY – EY Future Consumer Index – su oltre 14mila cittadini in tutto il mondo, di cui 500 in Italia, il comportamento d’acquisto dei consumatori è cambiato sotto l’effetto della pandemia: si spende meno in beni non essenziali, si visitano più raramente i negozi fisici; si supporta maggiormente il business locale; si pone grande attenzione alla sostenibilità dei prodotti.
In Italia, in particolare, il 43% dei consumatori è convinto che la pandemia continuerà ad avere un impatto sulle nostre vite per almeno altri 12 mesi, finché la maggior parte della popolazione non sarà vaccinata (30%).
Tuttavia, la crisi sanitaria fa meno paura rispetto al passato, mentre a preoccupare sono soprattutto le condizioni economiche dell’Italia (69%), il rischio di vedersi privati della libertà di godersi la vita (49%), e la salute della famiglia (47%).
I consumatori, pur avendo preso coscienza dell’importanza della sostenibilità, traducono solo in parte questa consapevolezza in azioni ad alto impatto sull’ambiente.
La gran parte dei cittadini sarebbe infatti disposta perfino a pagare un premium se il prodotto riflettesse meglio i suoi desideri, in particolare l’alta qualità (48%), i prodotti nazionali (42%), o i prodotti che promuovono la salute (36%) e la sostenibilità (30%).
Come possono le aziende rispondere a questi bisogni sempre più eterogenei?
Da un lato condividendo meglio il concetto di sostenibilità e concentrandosi maggiormente su impatti sociali e ambientali che siano realmente raggiungibili, dall’altro agendo sugli impatti che realmente contano. Una quota crescente di consumatori vuole infatti acquistare in modo sostenibile, ma ha bisogno che le aziende lo rendano possibile.