Con l’avvio della Fase 2, il rientro al lavoro dei dipendenti di aziende e uffici professionali comporta nuove responsabilità per i datori di lavoro che, nel riavviare l’attività, devono assicurare la tutela della salute dei collaboratori, adottando una serie di misure, pena la sospensione dell’attività fino a che tutti i protocolli di riferimento non vengono applicati.
Non si tratta solo della sanificazione generale e periodica degli ambienti, da affidare a ditta specializzata dietro il rilascio di certificazione attestante l’avvenuta operazione, ma anche di tutta una serie di accorgimenti che cambiano l’approccio al lavoro stesso e il rapporto con i colleghi.
Occorre predisporre ripetute sanificazioni con disinfettanti a base di cloro e alcol dei bagni, delle aree e delle attrezzature comuni, quali spogliatoi, sale mensa, mezzi aziendali, postazioni di lavoro e distributori automatici.
Va ricordato che, nel caso che il dipendente dovesse contrarre il virus COVID-19 per provata inadempienza del datore di lavoro rispetto ai protocolli di igiene, sarà questi a doversene assumere la responsabilità, poiché il DPCM del 26 aprile sancisce un principio fondamentale: devono essere aziende e professionisti a gestire il rischio e ad adottare le misure di sicurezza idonee ad evitare il contagio, assicurando adeguati livelli di protezione ai lavoratori.