La causa è arrivata all’ultimo grado di giudizio, chiudendosi con la condanna da parte della terza sezione penale della Corte di Cassazione di Messina che ha confermato quanto già stabilito dal Tribunale. Secondo i giudici ai fini del “reato di detenzione per la vendita di sostanze alimentari in cattivo stato di conservazione non è necessario l’accertamento di un danno alla salute, poiché è configurabile quando è accertato che le concrete modalità di conservazione siano idonee a determinare il pericolo di un danno o deterioramento dell’alimento, senza che rilevi a tal fine la produzione di un danno alla salute, attesa la sua natura di reato di danno a tutela del cosiddetto ordine alimentare, volto ad assicurare che il prodotto giunga al consumo con le garanzie igieniche imposte alla sua natura”.
Contestualmente, i giudici hanno disposto un nuovo pronunciamento in merito alla confisca del distributore automatico che potrebbe essere “prosciolto da ogni accusa”.
Viene spontaneo chiedersi se, verificatosi l’episodio, sia stata effettuata un controllo dello stato di salubrità dell’ambiente in cui la macchine erano installate: solitamente le formiche che invadono i distributori automatici provengono dall’esterno attratte dal calore e della presenza di zuccheri. È indiscutibile che sia a carico del gestore la responsabilità del controllo e dell’attenta manutenzione, ma sappiamo tutti che, per eliminare il problema, spesso non è sufficiente neanche la totale sostituzione dei distributori: in poche ore le formiche vi rientrano poiché vivono normalmente nell’ambiente circostante. E purtroppo i recenti episodi verificatisi in alcuni ospedali insegnano.