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Il nuovo regolamento sugli imballaggi, con qualche modifica, al vaglio dell’UE

È partito l’iter di approvazione da parte della Commissione europea del nuovo regolamento sugli imballaggi, che nelle scorse settimane aveva scatenato polemiche da parte del mondo dell’industria, soprattutto italiana.
Proprio in seguito alle forti pressioni ricevute, la stesura finale è stata alleggerita rispetto alle bozze precedenti, nel tentativo di accontentare i Settori per i quali gli imballaggi rappresentano un aspetto importante, se non il core business, dell’attività.
Ciò nonostante, il regolamento è stato definito “demagogico e populista” dall’industria italiana, che ha sempre spinto su una maggiore incentivazione delle pratiche di recupero e riutilizzo dei materiali, che nel nostro Paese funzionano bene, tanto da essere tra i primissimi in Europa per percentuale di imballaggi riciclati (oltre il 70%).

La Commissione europea, pur tenendo conto del “primato” di alcuni Paesi membri, ha dichiarato che vuole di più, puntando su sistemi di deposito su cauzione per bottiglie di plastica e lattine in alluminio (che in Italia non sono mai decollati), oltre che su un maggiore riutilizzo dei materiali, i cui target però sono stati ridotti, rispetto alle versioni precedenti del regolamento.
Opinabile il discorso relativo agli imballaggi biodegradabili e compostabili, per i quali si prevede l’obbligo di trattamento di compostaggio in impianti industriali, ma solo per bustine per il tècialde per il caffèbollini adesivi apposti su frutta e verdura e sacchetti di plastica ultraleggeri.


QUALI SONO I NUOVI TARGET?


Da gennaio 2030, il 20% delle bevande da asporto dovrà avere un imballaggio riutilizzabile o contenitori dei clienti – invece del 30% della prima bozza.
Questa percentuale sale all’80% dal 2040, anziché al 95% previsto nella precedente versione.
Per quanto riguarda i cibi pronti da asporto, gli obiettivi sono del 10% dal 2030 (prima era del 20%) e del 40% dal 2040 (prima era del 75%). Per quanto riguarda il mondo del Beverage, ad esclusione di vini e liquori, i target per l’utilizzo di contenitori riutilizzabili sono stati stabiliti in 10% entro il 2030 (anziché 20%) e in 25% entro il 2040. In questo comparto, assistiamo ad un fenomeno particolare: l’industria del Beverage potrebbe anticipare gli obiettivi europei, come prova il target del 25% per il riutilizzo dei contenitori, anziché del 10% come vorrebbe il testo europeo, che Coca-Cola si è posto di raggiungere entro il 2025.

Ulteriori dettagli riguardano le percentuali di contenuto riciclato per gli imballaggi in materiale plastico, per i quali si fa una distinzione tra quelli sensibili al contatto, soggetti a percentuali più basse.

Tante le critiche da parte di produttori e distributori, soprattutto del comparto alimentare, che vedono minacciata la loro stessa attività e non solo. Il riutilizzo dei contenitori non gioverebbe all’ambiente, in considerazione dell’enorme spreco di acqua dovuto al lavaggio degli stessi; e alla salute dei consumatori, poiché operazioni di lavaggio incontrollate potrebbero causare trasmissioni di agenti patogeni. Inoltre, se i prodotti venduti non dovranno più essere confezioni, come lo zucchero monodose, ma proposti al consumatore sfusi, si potrebbe rischiare di consumare prodotti scaduti o mal conservati, proprio perché privi della barriera del packaging.

Restiamo in attesa di vedere a cosa porterà l’iter per l’approvazione del Regolamento, attualmente sottoposto al vaglio del parlamento europeo.  

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