Segno di una nuova consapevolezza dei consumatori, più attenti alle ricadute che la produzione di beni di consumo quotidiano hanno sull’ambiente e sul tessuto sociale delle aree produttive. È, infatti, grazie alle vendite di prodotti della filiera Fairtrade nel 2017, che gli agricoltori del circuito riceveranno 178 milioni di euro che potranno investire per sviluppare nuovi progetti.
Fairtrade è un sistema globale che ha l’obiettivo di ridurre le ingiustizie del commercio internazionale attraverso l’introduzione di pratiche scambio più eque nei confronti di contadini e dei lavoratori dei Paesi in via di sviluppo. Attraverso un sistema rigoroso di Standard, regola i rapporti commerciali tra aziende e organizzazioni di contadini e lavoratori, in modo che a questi ultimi venga assicurato il pagamento di un prezzo minimo, il Prezzo minimo Fairtrade, tale da coprire i costi medi di una produzione sostenibile, e un margine di guadagno aggiuntivo, il Premio Fairtrade, per la realizzazione di progetti sociali, ambientali o di incremento della produzione. Nel 2017 il Fairtrade Premium ha raggiunto cifra 178 milioni di euro (+19% rispetto al 2016), generata dalle vendite dei 7 prodotti top del commercio Fairtrade: banane, caffè, cacao, zucchero, tea, fiori e cotone.
Per Fairtrade la priorità è di garantire un introito ai lavoratori che consenta loro di vivere dignitosamente.
Nella realtà, solo una crescita sostanziale del volume delle vendite può garantire il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori della filiera. Le crescite registrate nel 2017 (+57% per il cacao, +30% per lo zucchero e +15% per il caffè) non sono ancora sufficienti. È necessario che le aziende dell’industria alimentare assumano maggiore consapevolezza della necessità di supportare questi lavoratori, i quali garantiscono materia prima di qualità da filiera controllata. È necessario anche che i consumatori si fidino dei progetti di sostegno che sono dietro il commercio dei prodotti certificati e li acquistino con maggiore serenità e consapevolezza.
Secondo l’ultima indagine Nielsen (maggio 2018), infatti, la scarsa fiducia e la percezione di un prezzo troppo alto rappresentano una vera barriera verso l’acquisto di prodotti etici. La conoscenza del marchio può ridurre le distanze: accade infatti che quando un prodotto è certificato Fairtrade, il consumatore si sente più sicuro ed è disposto a pagare il 10/20% in più rispetto a prodotti equo-solidali di altre marche.
Ciò nonostante, occorre ancora potenziare la forza del marchio se si vuole fidelizzare il consumatore ed accrescere i circuiti della distribuzione, dove dominano soprattutto i negozi specializzati.
Come mostra lo schema qui riportato, la Distribuzione Automatica è in basso a tutta la classifica con un’incidenza delle vendite che è solo del 2%. Eppure, essendo un canale distributivo moderno a cui si rivolgono soprattutto i più giovani, ovvero coloro che sono tendenzialmente più propensi agli acquisti equo-solidali, il Vending potrebbe favorire l’incremento delle vendite contribuendo, di conseguenza, al miglioramento delle condizioni di vita dei coltivatori dei Paesi meno sviluppati.