Il “diritto alla riparazione” riguarda tutte le 27 nazioni dell’Unione e fa parte di uno sforzo più ampio per ridurre l’impatto ambientale dei manufatti, rendendoli più durevoli ed efficienti dal punto di vista energetico.
La Commissione Europea ha stabilito che i produttori dovranno garantire la disponibilità delle parti di ricambio fino a 10 anni dalla data di prima immissione sul mercato dell’apparecchio, anche se alcuni ricambi saranno forniti solo a società di riparazioni professionali per garantire che siano installati correttamente.
I nuovi dispositivi dovranno, inoltre, essere accompagnati da manuali di riparazione ed essere realizzati in modo tale da poter essere smontati, utilizzando strumenti convenzionali quando non possono più essere riparati, per migliorare il riciclaggio.
A questo risultato si è arrivati anche grazie alle manifestazioni pubbliche soprattutto degli ambientalisti, guidati dal claim “Reuse, Refurbish, Repair”.
Il ministro tedesco dell’Ambiente Svenja Schulze ha richiesto che in seguito i produttori dovrebbero dichiarare per quanto tempo un determinato apparecchio dovrebbe funzionare e ripararlo gratuitamente se si rompe prima. Ciò incoraggerebbe le aziende a costruire prodotti più durevoli.