La notizia è delle ultime ore ed oltre ad assestare un ulteriore colpo all’intero comparto dei produttori del monouso, ha smosso anche il mondo della politica che, va detto, si era già fatto sentire nelle scorse settimane. Ci riferiamo alla Direttiva SUP e all’annuncio a sorpresa da parte della Commissione UE di estendere la limitazione all’utilizzo di monouso in plastica anche ai contenitori per alimenti realizzati in carta e in bioplastiche, scuotendo in questo modo anche la filiera produttiva della carta.
È questo un settore in cui l’Italia è leader europeo con una quota di mercato del 35%, così come lo è per la produzione di monouso in plastica, in particolare per le palette per il caffè, in cui sono attive 7 aziende, che a breve rischiano di dover sopprimere il 90% dei posti di lavoro.
Tutto questo lascia pensare che si tratti di una decisione mirata a colpire il nostro Paese, un po’ come accadde con la famosa direttiva sulla coltivazione delle vongole, la cui “legalità” andava misurata al centimetro.
“La consapevolezza ambientale, progetto condivisibile e obiettivo da perseguire, non può ignorare le conseguenze di un approccio ideologico che penalizza le industrie italiane, lasciando sul terreno morti e feriti in termini di fallimenti aziendali e disoccupazione… dobbiamo essere capaci di creare un sistema che permetta alle nostre aziende una transizione positiva e non inutilmente traumatica”.
Da qui a un mese, la Direttiva SUP entrerà in vigore e crediamo che il tempo a disposizione sia insufficiente per convincere l’Europa a un dietro front e far comprendere che il rivestimento plastico (un film di pochi millimetri) di un bicchiere in carta non ne inficia la natura, confermando il suo smaltimento nella carta. È questo il modo in cui affronta la questione il nostro Paese, dove è applicato il concetto di prevalenza, vale a dire
che se un oggetto ha una componente strutturale prevalente, è quella che deve essere presa in considerazione nel fine vita. CONAI/COMIECO dice, infatti, che se un oggetto è composto da oltre il 60% di carta, anche se presenta strati polimerici, può essere gettato nella carta, perché il sistema di riciclo di cui disponiamo consente di separarli in maniera semplice.
È innegabile che tutto questo sia stato generato anche dalla disinformazione o non informazione da parte dei media, con tutte le conseguenze sui comportamenti dei consumatori che usano questi prodotti e che, a loro volta, condizionano le scelte di chi con questi prodotti ci lavora.
Il comparto dei produttori di contenitori per alimenti in carta sarà penalizzato dall’entrata in vigore della direttiva: la produzione calerà perché diminuiranno i consumi di bicchieri e di contenitori alimentari, soprattutto nel circuito dei fast food, che hanno già iniziato a proporre alternative che, per quanto discutibili dal punto di vista igienico, influenzeranno le scelte dei consumatori.