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La scuola riparte. La Distribuzione Automatica nelle scuole ni

Ancora una volta è la Distribuzione Automatica a pagarne le spese: dopo mesi di chiusura delle scuole, ora che è arrivata la tanto attesa ripartenza, il servizio Vending viene escluso da molti istituti perché ritenuto un mezzo di diffusione del Coronavirus. Una decisione presa autonomamente dai dirigenti scolastici, che sta allargandosi a macchia d’olio nel nostro Paese e che comporterà ulteriori perdite di battute per il Settore.

Al “sistema chiuso” della Distribuzione Automatica che implica poche manipolazioni dei prodotti e regole che le società di gestione seguono e indicano per evitare assembramenti e mantenere l’area ristoro in condizioni igienicamente corrette, si preferisce la merenda da casa, dal bar, dal supermarket dove il numero di manipolazioni di ogni singolo prodotto è senz’altro superiore. Fino ad arrivare a soluzioni bizzarre, come la nomina di uno studente capo merenda che provvede per tutti e distribuisce al banco o a soluzioni drastiche come quella di circoscrivere l’area Vending, chiudendola con il nastro a strisce rosso/bianco, quello che si usa per delimitare oggetti o luoghi pericolosi.
Secondo un’indagine di Skuola.net, all’ora della pausa 7 alunni su 10 devono restare in classe e laddove sono presenti distributori automatici, l’accesso è consentito solo ad 1 alunno su 2.
Ancor più punitivo per il nostro comparto se la decisione viene presa non da singoli istituti distribuiti a macchia di leopardo in un territorio, ma addirittura da una Provincia – in questo caso quella di Cosenza – che impone la sospensione dei servizi di ristoro nelle scuole. Attenzione al plurale: esso implica tutti i servizi di ristoro, ovvero mense, catering e distributori automatici. Inutile stare a replicare sottolineando quanto il servizio offerto dal Vending sia igienicamente più corretto di qualsiasi altro (basta seguire poche e semplici regole) e quanto il divieto di erogare qualsiasi servizio di ristoro all’interno delle scuole, comporti maggiori rischi.
A noi sembra un escamotage per sfuggire al problema e non assumersi responsabilità sulla corretta osservazione dei cosiddetti gesti barriera.

La migliore risposta, sebbene non si riferisca al Vending in senso stretto, è quella pubblicata dal dirigente del Liceo Classico Bernardino Telesio di Cosenza sulla pagina Facebook dell’istituto.

“Riteniamo che questa disposizione sarà causa di enormi difficoltà per alunni, docenti e personale ATA impossibilitati, di fatto, a rifornirsi nel corso delle 5,6,7 ore di lezione di un qualsivoglia alimento e/o bibita. Ancor più preoccupante sarebbe il trasporto nella scuola di alimenti e bibite provenienti da una pluralità di bar, alimentari, case e maneggiate da un numero indefinibile di mani e persone senza poterne appurare igiene e rispetto delle norme anti-Covid, cosa invece facilmente verificabile quando a trattare gli alimenti è un numero limitato di persone, come avverrebbe in un bar scolastico, rifornito da un unico fornitore e a seguito di quotidiana sanificazione, il cui accesso è limitato secondo quanto stabilito dal Ministero della salute. Di fatto, proprio per i rischi connessi alle contaminazioni (Protocollo HACCP sulla sicurezza alimentare) che ne potrebbero derivare, nelle scuole è proibito introdurre alimenti dall’esterno, il che porta ad un’unica prospettiva: che alunni, docenti e personale ATA rimarrebbero per ore senza la possibilità di alcun ristoro.
Tale disposizione aggiunge disagio al disagio e moltiplica i rischi connessi alle possibilità di contagio, mettendo alunni e docenti in condizioni di rischio ancora maggiori perché è umanamente impossibile rimanere per tante ore senza mangiare e bere, e tutto ciò che arriverebbe dall’esterno (a meno che non ci si metta a controllare gli zaini di 1000 studenti e le borse di oltre 100 docenti e ATA) potrebbe essere veicolo di contagio.
Il comunicato della Provincia riporta che tale decisione è stata presa anche a seguito di “…valutazioni espresse da una rappresentanza di Dirigenti Scolastici”: ci chiediamo quale Dirigente scolastico possa preferire la sospensione di un servizio così vitale invece di provvedere a normarne la fruizione secondo i protocolli di sicurezza.”

 

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