Raccontare in maniera colorata, leggera e attraente il mondo del caffè espresso napoletano, ricco di tradizione e cultura è l’obiettivo che Caffè Borbone vuole raggiungere attraverso la capacità creativa e la sensibilità dello street artist anti-odio, Pier Paolo Spinazzè, in arte CIBO.
Pier Paolo Spinazzè, l’artista, sempre armato di bomboletta spray, che si aggira per le strade d’Italia coprendo i simboli d’odio che compaiono sui muri sostituendoli con disegni pregni di colore, leggerezza e ironia, grazie ad un’operazione di solidarietà finanziata da Caffè Borbone e supportata dal comune di Napoli, colorerà la città partenopea. Questa non è l’unica novità che riguarda l’eclettico artista, infatti, tra pochi giorni, Pier Paolo Spinazzè racconterà i valori del caffè con un’opera unica, questa volta un po’ insolita. Non sarà una parete a fare da cornice ai colorati murales dello street artist CIBO ma la carrozzeria dello storico tram 1 di Napoli e che oggi vede una nuova luce grazie al ripristino dell’antica tratta tranviaria.
Da oltre dieci anni Pier Paolo Spinazzè lavora e disegna sotto la tag di CIBO, la sua firma più nota, sinonimo ormai dell’eccellenza artistica italiana e di un impegno sociale che, attraverso l’arte, ha come obiettivo restituire qualcosa alla comunità trasformando i messaggi d’odio, che spesso purtroppo deturpano i muri delle nostre bellissime città, in appetitose opere d’arte. Cancellare messaggi d’odio ha sempre fatto parte del percorso artistico di Pier Paolo, ma è solo nel 2008 che l’artista comprende la potenza comunicativa del non cancellare semplicemente l’odio ma trasformarlo in messaggi positivi e di speranza, attraverso un’arte ricca di simbolismi.
“Perché in fondo il cibo siamo noi, la nostra tradizione e la nostra storia.” risponde lo street artist “Per noi italiani il cibo è qualcosa di sacro. A cena guardiamo programmi di cucina e allo stesso tempo parliamo di cosa mangeremo il giorno dopo. Il cibo, in particolare il caffè, rappresenta anche il principale momento di unione e di condivisione e si presta benissimo a simbolismi e metafore. Per esempio, la cucina come la conosciamo oggi non esisterebbe se non fosse per i flussi migratori che si sono susseguiti nelle ere e molti degli ingredienti che consideriamo sinonimo d’italianità in realtà italiani non sono neanche un po’. Pensiamo a una caprese: pomodoro, mozzarella, basilico e un filo d’olio. Non solo ha i colori della bandiera italiana ma è diventata il simbolo dell’italianità in tutto il mondo, al pari della pizza. Bene, il pomodoro è originario della Colombia, il basilico dell’India, la mozzarella dell’Italia e l’olio della Siria.”