Il 27 gennaio è stata notificata alla Commissione Europea la proposta italiana per far entrare in vigore il sistema di etichettatura nazionale nominato Nutrinform Battery, in risposta al tanto criticato Nutriscore, il sistema a semaforo adottato già da alcuni Paesi europei.
Il motivo che sta alla base della controproposta italiana è che, come noto, il Nutriscore viene considerato una minaccia per il made in Italy, un complotto contro i nostri prodotti Dop e Igp, dal Parmigiano Reggiano al crudo di Parma.
Il Nutrinform Battery è un’etichetta in cui figurano cinque pile stilizzate, all’interno delle quali troviamo indicati sia i valori di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale – contenuti in una porzione di prodotto – sia le percentuali di ciascuna di queste voci rispetto alle assunzioni di riferimento giornaliere (di un adulto medio).
Secondo Altroconsumo questo sistema si limita a trasformare la tabella nutrizionale in un grafico a barre, che non facilita chi lo deve interpretare (il consumatore), costringendolo a uno sforzo interpretativo non molto diverso da quello richiesto per la decodificazione di una tabella nutrizionale. Questo perché le batterie non cambiano colore, mentre i colori del Nutri-Score funzionano come attivatori del senso di allerta e di autocontrollo.
In un recente articolo, chiedendosi perché la commissione governativa preposta all’elaborazione del sistema non abbia coinvolto l’associazione dei consumatori, Altroconsumo così sintetizza il confronto tra i due sistemi
Il Nutri-Score è migliore perché:
- È un indice sintetico, più facilmente comprensibile da parte dei consumatori.
- Utilizza i colori, che rendono più facilmente comprensibile l’informazione ai consumatori.
- Si riferisce a 100 g di prodotto, consentendo il confronto tra prodotti con porzioni diverse.
Il sistema a batteria non ci piace perché:
- Non usa codici colore e ciascuna “pila” è riferita al singolo nutriente, non offrendo al consumatore un indice sintetico che facilita scelta.
- È riferito alla porzione, in un mercato in cui non esistono porzioni standard, per cui ogni produttore può definire autonomamente le porzioni. Non consente, quindi, al consumatore il confronto tra prodotti diversi.
- L’utilizzo della batteria rischia di essere fuorviante: nella percezione comune, più la batteria è carica meglio è, mentre nel caso dell’etichettatura è vero il contrario.
Non resta che attendere la risposta della Commissione europea alla proposta italiana.