Lo scorso giugno ne aveva data per scontata l’adozione già a partire da quest’anno, ma qualche giorno fa la multinazionale svizzera ha confermato che Nutriscore sarà attivo a partire dal 2020 in Austria, Belgio, Francia e Germania, salvo ulteriore slittamento.
È probabile che il parere contrario di associazioni di consumatori e nutrizionisti siano stati determinanti nel ritardo che si è verificato; in Italia poi il sistema è stato fortemente osteggiato tanto che, per il momento, il nostro Paese non è ancora compreso tra quelli che sperimenteranno le etichette a semaforo.
Secondo Coldiretti, il sistema di etichettatura a semaforo è fuorviante, discriminatorio e incompleto e, paradossalmente, finisce per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali, soprattutto quelli compresi nella dieta mediterranea, come l’olio EVO e il parmigiano che avrebbero una pessima classificazione, perché risulterebbero troppo grassi.
Ricordiamo che il Nutriscore assegna un punteggio complessivo tenendo conto degli ingredienti buoni (fibre, frutta) o cattivi (grassi, zuccheri). La scala va da una A su sfondo verde scuro (la valutazione migliore) a una E su sfondo rosso (la valutazione peggiore). Secondo questa scala l’olio e il parmigiano sarebbero contrassegnati con la lettera E, ovvero al penultimo gradino.
Nestlé, invece, è convinta della bontà del sistema, perché semplice da capire e capace di dare visivamente e immediatamente una risposta al consumatore, che vuole sapere se il prodotto che sta per acquistare è sano o meno.
Federalimentare lo ritiene, invece, sbagliato, poiché mette l’accento sui singoli prodotti e non sull’alimentazione nel suo complesso, non insegna a seguire una dieta equilibrata, ma magari spinge il consumatore a mettere insieme per il suo pranzo una serie di prodotti contrassegnati con la lettera A, senza badare alla giusta combinazione di verdure, carboidrati e proteine, consigliata dai nutrizionisti.