08-02-2019 – Il governo del Ruanda ha messo a punto un disegno di legge che vieta l’uso di tutti i prodotti in plastica monouso, chiedendo ai cittadini di trovare delle alternative poiché, come ha dichiarato il ministro dell’Ambiente Vincent Biruta “La maggior parte di queste cose non sono necessarie. Cosa usavamo prima dell’avvento della plastica? Esistono altri oggetti per consumare cibo e bevande, o fare la spesa.”
L’obiettivo del Ruanda è, sì, quello di tutelare l’ambiente e arginare il fenomeno delle alluvioni causate da ostruzioni degli scarichi a causa dei rifiuti, ma soprattutto di alleggerire il problema della gestione dei rifiuti che nella maggior parte dei Paesi africani assume proporzioni sempre maggiori. Manca in realtà un sistema di raccolta intelligente, mancano le discariche e mancano le strutture centralizzate per il trattamento e il riciclo.
Nella sola capitale del Ruanda vengono portate a discarica (l’unica della città) 100 tonnellate di spazzatura, recuperate prevalentemente nelle aree in cui arriva il servizio di nettezza urbana. Altrove, le montagne di rifiuti, con una netta prevalenza di materiale plastico, formano muri tra le case e costituiscono focolai di infezioni che colpiscono soprattutto i bambini.
Una volta che il disegno di legge verrà approvato dal Parlamento, la messa al bando di tutta la plastica monouso dovrebbe contribuire a ridurre la mole dei rifiuti e migliorare la qualità della vita dei ruandesi.
Sebbene il Ruanda sia uno dei Paesi africani più virtuosi in questa direzione e pioniere anche rispetto a noi europei nel prendere alcune iniziative a difesa dell’ambiente, in realtà non investe in progetti che offrano alternative: nel 2008 il Paese bandì i sacchetti in polietilene utilizzati per la spesa, senza sostenere lo sviluppo di un’industria che lavorasse per materiali alternativi. I ruandesi li hanno sostituiti con sacchetti di stoffa o involucri fatti di foglie di banano.
Va detto che il Ruanda è sicuramente molto avanti nella direzione della Sostenibilità rispetto agli altri Paesi africani e a molti Paesi del mondo, Europa compresa: pioniere nel bandire i sacchetti in plastica, lo scorso ottobre il Ruanda ha ospitato la Conferenza di Kigali in cui è stato siglato un accordo storico tra 150 nazioni per rinunciare con gradualità all’uso degli idrofluorocarburi (Hfc) (quelli utilizzati negli impianti che producono freddo) allo scopo di limitare l’effetto serra.
Più di recente, in occasione di un incontro promosso dai governi italiano e francese a margine delle riunioni ministeriali del G7 Ambiente, il Ruanda è entrato a far parte della coalizione “Stop Plastic Waste” lanciata alla Cop22 di Marrakech. Un’iniziativa che ha l’obiettivo di ridurre l’inquinamento di rifiuti di plastica nel mare e, in particolare, l’eliminazione dei sacchetti di plastica monouso in tutti i Paesi.