A luglio 2020, il governo del Regno Unito aveva concesso la riduzione temporanea dell’aliquota IVA dal 20% al 5% alle attività del mondo dell’ospitalità, in virtù della crisi del comparto causata dalla pandemia.
Entrata in vigore il 15 luglio 2020, l’agevolazione avrebbe dovuto avere termine il 12 gennaio 2021 ma, alla luce delle ulteriori restrizioni e chiusure imposte al comparto, il governo inglese ne ha poi esteso la durata fino al 31 marzo 2021.
Il comparto della Ristorazione, a cui l’AVA si è unita, chiede ora un’ulteriore proroga di 12 mesi, considerato il protrarsi dell’epidemia e le misure che prevedono il prolungarsi dello smart working, con il conseguente spopolamento dei luoghi di lavoro e la quasi totale chiusura delle attività legate alla ristorazione.
I dati rivelano che rivelano che l’impatto devastante della pandemia sul settore nel 2020 ha causato un crollo delle vendite del 54% con una perdita di entrate di 72 miliardi di sterline e un’incidenza sul PIL nazionale di 2 punti percentuale.
Per questo motivo, UKHospitality l’associazione che riunisce i player della filiera e l’AVA hanno chiesto al governo di prorogare il taglio dell’aliquota IVA al 5% per un altro anno e di ridurre le tariffe commerciali per l’ospitalità.
L’amministratore delegato di UKHospitality Kate Nicholls ha dichiarato: “L’ospitalità è in lotta per la sopravvivenza. Il nostro settore è stato il più colpito dalla pandemia e guarda al baratro. Ma se si pongono le giuste condizioni e il sostegno, potremmo essere giustamente ottimisti sul ruolo futuro che l’ospitalità può svolgere per riportare il Paese alla crescita e rilanciare l’occupazione. L’estensione di queste misure agirebbe come un sistema di rilancio fondamentale.”
L’AVA ha chiesto ai suoi membri di unirsi a UKHospitality ed utilizzarne la piattaforma per far sentire la propria voce ed avanzare le proprie richieste al governo. L’Associazione ha, inoltre, promesso che continuerà la sua opera di tutela e rappresentanza del settore, continuando a richiedere sussidi, “per aiutare quelle imprese che – pur non essendo legalmente obbligate a chiudere – sono comunque gravemente colpite a causa delle restrizioni.”